L'idea di fare scrivere questa storia da un programma automatico ci era venuta dopo avere visto su Amazon che più di 85.000 libri portavano la firma dello stesso autore, Philip Parker, docente in una scuola con sede in Francia e a Singapore. La produzione di una cotale massa di testi era resa possibile da una "macchina per scrivere libri". Il funzionamento, almeno dal punto di vista teorico, è piuttosto semplice: bastano un ricco archivio di dati e un programma in grado di selezionarli e trasformarli in un libro. Il software di sua invenzione pesca informazioni su un argomento a scelta in un database e poi, con una serie di procedimenti, realizza direttamente il testo. Ci abbiamo provato ma purtroppo non abbiamo creduto ai ripetuti avvertimenti di Parker: il software non può scrivere romanzi. E' così successo che una storia che aveva il suo filo conduttore nella ricerca del bene assoluto e nella progressiva purificazione dei personaggi principali si bloccasse in una piccola strada di Londra iniziando a ripetere senza sosta, con piccole varianti e molte interazioni, una vicenda nei pressi di un piccolo caffè, duplicando addirittura alcuni personaggi e creando confusione nella testa dei nostri lettori, abituati da sempre alla chiarezza espositiva dei nostri testi. Proprio per questo dobbiamo loro delle scuse.
"E' cominciato tutto con V 2.01"
"Sì è proprio lì che c'è stato un bug"
"Non può essere stato un virus?"
"Sì, nel cervello dell'autore!"
"E' come se Burroughs l'avesse piantato nel culo a Tolkien"
"E' successo davvero?"
"Hai mai sentito parlare di paradosso?"
"A me era sembrata una similitudine"
"Quindi pensi che Burroughs e Tolkien fossero omosessuali?"
"Io?"
"Mi era sembrato..."
"Neanche per sogno, anche se Frodo è un po' culo..."
"Vedi come dialoghiamo con chiarezza senza quel fottuto software?"
giovedì 7 febbraio 2008
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