lunedì 28 gennaio 2008

Inserto: Breve storia della salsa Pea&Lerrins

La celeberrima salsa Pea&Lerrins, di cui tutti conoscono il travagliato percorso commerciale, alla fine della storia precedente subì un progressivo calo di produzione. Invano Gwendaline Hitchens e Lady Cophetua Hinshelwood cercarono l'ingrediente misterioso. Tovarono probabilmente qualche riferimento all'Helleborus Phoetidus, forse arrivarono anche in possesso di qualche piantina, ma non riuscirono più a riprodurre quel fantastico bruciore al culo che aveva fatto della salsa un must per le tavole più raffinate del mondo e di quel piccolo disagio nella zona perianale uno status symbol ostentato dai vip del jet set.
Ma l'aspetto più degradante della progressiva sparizione dell'Helleborus, fu la progressiva incapacità da parte del genere umano di cambiare livello ontologico e anche l'incapacità di modificare strutturalmente la propria condizione umana.
La mancanza di punti di riferimento, tipica dell'era moderna, il razzismo, il relativismo tanto esecrato (giustamente, per una volta) da Papa Benedetto XVI, erano tutte piaghe sociali derivanti unicamente dalla progressiva carenza di Helleborus e quindi, conseguentemente, di sempre minori assunzioni dell'enzima CDC69 da parte della razza umana, sempre più bloccata nello status quo, e ormai incapace di altruismi di qualsiasi tipo.
Il colpo di grazia a questo processo di degrado, raggiunse il suo culmine quando la Tabasco Brand comprò i diritti della Salsa Pea & Lerrins e si mise a produrla in massicce quantità, trasformandola in un prodotto di massa. Un percorso molto simile a quello dell'aceto balsamico di Modena, un tempo preparazione lenta e preziosa, ed oggi praticamente un insignificante caramello acidulo, reperibile anche nei centri commerciali più scadenti.
In effetti la Tabasco cercò un elemento che producesse un effetto simile al celebre bruciore indotto dalla storica salsa. I suoi ricercatori misero a punto un componente chimico,lo sfinteril-metil-benzotoulene, che effettivamente produceva un arrossamento della zona perianale. E di questo la gente ignara si contentava, ormai convinta di aver rimesso le mani su un prodotto di nicchia destinato ai ricchi e di poterne disporre a suo piacimento. Tutti i parvenues di Brescia, i gestori di discoteche riminesi, i caciottari romani, i palazzinari della costiera amalfitana, avevano sulla tavola una bottiglietta in pvc con dispenser della celebre salsa.
Ma la "Pilerry RED ASS" (così era stata rinominata la salsa dalla Young&Rubicam, l'agenzia che aveva curato il rilancio del prodotto) non produceva ovviamente salti ontologici, e men che meno mutazioni razziali.
Kate sapeva tutto questo, ed era l'unica detentrice di questo segreto, oltre a sapere esattamente tutte le condizioni per la perfetta coltura dell'Helleborus.
Ora aveva una missione: doveva salvare il mondo dall'imbecillità e dal livellamento.
Ma l'impresa non era semplice: aveva bisogno di un partner.

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