Una faccia conosciuta, e per di più il suo portamento sussiegioso e il suo fare aristocratico, rivelavano che non era un semplice portiere. Forse era il padrone, o il direttore. La reception era una vera bomboniera, accogliente, illuminata con sapienza, legno e tappezzerie vittoriane, appliques di fine ottocento, stampe antiche e, dietro colui che sicuramente dirigeva la baracca, il quadro. Pur no volendo, lo fissò. L'immagine si stabilizzò in una configurazione ben diversa da quella iniziale: sicuramente una riproduzione, che a Kate era molto familiare, anche se non sapeva perchè: si trattava di un dipinto di Tobia Stranover (NdE: Peacock, Peahen and Poultry - in italiano: Pavone, Pavonessa e Pollame) che era appeso da sempre sopra il letto dei genitori di qualcuno. Se lo ricordava bene perchè aveva dovuto concedersi diverse volte a figli di papà che non avevano una casa propria... Ma quale, tra i rampolli che si era dovuta scopare (per lavoro) aveva dei genitori con in casa un quadro di pavoni?
Ad un tratto fu tutto chiaro.
"John?"
"Esatto, Miss Kate Fuller".
Carne lo osservava con attenzione, confrontandolo con i ricordi che via via scorrevano. Non si ricordò chi era, ma si ricordò quali erano state le sue reazioni davanti a quella faccia da mezzo italiano. Lo prese per il collo e gli piantò la canna dello shitgun in bocca. Poi disse:
"Non ti conosco. Rispondi subito a tre domande e vincerai un premio. Chi sei? Cosa fai qui? Chi ti ha mandato?"
"Sono John Caruso o, meglio, John Peacock Caruso. Sto cercando di recuperare i miei soldi. Nessuno mi ha mandato."
Sembrava sincero. Carne gli assegnò il premio promesso, la vita. Allentò la stretta sul collo anche perchè non aveva alcuna intenzione di ricominciare a far fuori della gente senza motivo.
sabato 2 febbraio 2008
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